Arturo Bach (Dudley Moore) sembra apparentemente avere un solo problema: come spendere i propri soldi. Rampollo di un multimiliardario, passa le sue giornate tra ristoranti, pomeriggi alle corse e nottate al night, in attesa di entrare in possesso delle sue incredibili fortune. Ha però due piccoli problemi, con i quali ha peraltro imparato a convivere: il bere e il fatto di dover sposare una insulsa ragazza, anche lei figlia di un miliardario, per ereditare. Ma un giorno in un negozio di abbigliamento nota e corteggia Linda, una modesta commessa. Ecco un film che anche a distanza di vent'anni conferma una delle doti che allora aveva evidenziato: il grande professionismo delle produzioni "medie" americane. A cominciare da due fatti molto concreti: la sceneggiatura e la recitazione. Nel primo caso anche se la storia non è certo nuova, è comunque modernizzata con una verve brillantissima. La seconda è evidenziata per esempio negli esemplari duetti tra quel mostro sacro della recitazione che è Sir John Gielgud (che vinse l'Oscar come non protagonista) e il nuovo principe della risata. Dudley Moore. Oscar anche alla canzone....