Giugno 1944. Nella Roma appena liberata Roberto Rossellini e Sergio Amidei decidono di girare, contro tutto e tutti, un film che racconti le reali, drammatiche vicende dei romani sotto l'occupazione tedesca: sta per nascere "Roma città aperta". Le difficoltà sono tante, i progetti in parte divergenti, ma la consapevolezza di lavorare a qualcosa di dirompente unisce e coinvolge Anna Magnani, Aldo Fabrizi, il giovane Fellini e anche un militare americano. Restituire, drammatizzandola, la nascita di una pietra miliare del cinema italiano, era una faccenda delicata, esposta al rischio della banalizzazione o dell'agiografia. Tutto sommato Lizzani se la cava bene, limitandosi a documentare fatti e atmosfere con onesta perizia di stampo televisivo, tra commedia e bozzetto, senza peccare di presunzione. Pecca invece la Sastri nel ruolo della Magnani, sempre sopra le righe e alla fine stucchevole. Molto meglio Giannini, decisamente bravo e credibile nella parte di Amidei....