Elsa Lundenstein, laureata in medicina, uccide l'anziano amante, colpito da un male incurabile, dopo averlo assistito per due anni. I sette giurati che devono esprimere il verdetto sono influenzati sia dalle loro diverse convinzioni etiche che dagli accadimenti che hanno segnato le rispettive esistenze. La donna viene condannata a cinque anni di prigione. Pochi? Troppi? È stata fatta davvero giustizia? Cayatte, alfiere del cinema d'impegno civile dell'epoca (per questo film vinse il Leone d'oro a Venezia e l'Orso d'oro a Berlino) è diventato poi proverbiale come regista didascalico, greve e tribunizio. Però nei suoi migliori esiti, come qui, bisogna riconoscergli un certo mestiere nella direzione degli attori e nella suspence. Certo, dargli il Leone d'oro a Venezia nel 1950, l'anno di "La ronde" di Ophüls, era un tantino esagerato....