Tekkonkinkreet è il termine giapponese che indica il cemento armato ed è il titolo del manga di Taiyo Matsumoto, recentemente edito in Italia da Kappa edizioni, da cui il film di Arias è tratto. La pellicola si di distingue anche perché il formato utilizzato è un cinemascope straordinariamente ampio e la quantità di dettagli e colori presenti sullo schermo è impressionante. Tekkonkinkreet racconta una vicenda elementare, tipica da seinen manga (i fumetti indirizzati al pubblico maschile postadolescente), in cui due ragazzini di strada, Black e White, controllano la piccola criminalità di Treasure City, un quartiere-isola a forma di occhio in un’imprecisata città del Giappone. I due non hanno problemi a gestire le smanie di potere di altri giovani delinquenti, ma quando la yakuza decide di mettere le mani sul loro territorio il gioco si fa molto duro. Come tipico degli “anime” da Evangelion in poi, non mancano le sequenze tra l’introspettivo e il metafisico con scontri interiori che possono sfociare in devastazioni su larga scala. Violento e colorato, stilizzato eppure con un’animazione fluidissima, dettagliato ma con sequenze astratte e acquarellate. Soprattutto porta l’utilizzo del computer nel muovere la mdp virtuale entro un ambiente disegnato, a un livello finora mai visto. Solo il sensazionale incipit a volo d’uccello vale la visione....